Attacco di panico: cosa mi succede?

E’ stato il giorno più brutto della mia vita!

Molte delle persone che hanno sperimentato un attacco di panico si troverebbero d’accordo nel descriverlo come una delle esperienze peggiori della propria vita, come un vortice di emozioni, di ansia e disagio, che le ha portate a provare la forte paura di perdere il controllo, di impazzire o addirittura di morire. Un’esperienza che sicuramente non potranno mai dimenticare.

Le caratteristiche che contraddistinguono l’attacco di panico si possono sintetizzare in pochi punti:

Evitare le situazioni in cui si teme di avere un attacco di panico: funziona?

Assolutamente no.

Ci sono alcune situazioni che possono essere considerate un po’ più “sensibili” di altre e chi soffre di attacchi di panico lo sa bene: trovarsi in luoghi affollati, dover parlare in pubblico, affrontare eventi sociali o stressanti, rimanere da soli sono solo alcune situazioni che possono scatenare il panico, e per questo le persone che lo hanno già sperimentato di solito cercano di evitarle a tutti i costi.

Da un lato questa strategia funziona sul momento: evitando la situazione temuta, mi procuro sollievo sentendomi confortato dall’aver ‘scampato il pericolo’. Tuttavia, questo sollievo è solo temporaneo, dura poco. Non c’è una situazione specifica associata all’attacco di panico, purtroppo può avvenire ovunque e in qualsiasi momento, ed evitarlo non fa altro che peggiorare le cose: aumenta la percezione di pericolo e la sensazione di non poterlo gestire, portando al ripetersi dell’attacco stesso. Avere paura di provare paura già innesca la miccia.

Disturbo di panico: quando l’attacco ritorna

Quando l’attacco di panico si ripresenta con una certa frequenza si va incontro ad un vero e proprio disturbo di panico. Per capire come mai, possiamo fare riferimento allo specchietto che ho inserito qui sotto e che ho spiegato brevemente nei seguenti punti.

  1. Quando si verifica un attacco di panico, si forma un’associazione tra quello che stavamo facendo prima dell’attacco e l’attacco stesso. Per esempio, se mi viene un attacco di panico mentre sto guidando, il mio cervello registra che guidare è una cosa pericolosa, quindi ogni volta che guiderò la macchina proverò il terrore di averne un altro. In altre parole, una volta creata questa associazione, l’azione di guidare o anche il solo mettersi seduti in auto hanno assunto un valore negativo, di minaccia.
  2. Percepire un pericolo comporta un aumento dell’ansia, che si manifesta con tutti i sintomi tipici dell’ansia.
  3. A questo punto, sentendo che qualcosa dentro di me comincia a provocare disagio, interpreto questi sintomi dell’ansia come la prova inequivocabile della presenza reale di una minaccia. Interpretando in modo catastrofico i sintomi dell’ansia, non faccio che aumentare la mia ansia, che a sua volta non fa che amplificare ulteriormente l’intensità dei sintomi, i quali, a loro volta, vanno a confermare l’interpretazione catastrofica che avevo, e così, come in un circolo vizioso, questo processo va avanti fino a che non arriva il nuovo attacco di panico.
  4. Ultimo, MA NON ULTIMO: ciò che mantiene veramente attivo questo circolo vizioso e che non mi dà scampo è il cercare di evitare le situazioni che creano ansia. Come accennato sopra, è la paura della paura la vera nemica da sconfiggere.

Cosa fare per interrompere il circolo del panico?

Abbiamo imparato che sicuramente evitare le situazioni ansiogene non ci aiuta, anzi ci espone al rischio di un nuovo attacco di panico.

Il primo passo è capire che siamo noi ad avere il controllo: non siamo succubi del nostro disturbo, ma abbiamo il pieno potere di interrompere l’escalation di ansia e la possibilità di non avere più attacchi di panico.

Inoltre, esporci alle situazioni che ci mettono ansia è davvero necessario. E’ importante imparare che si può stare con l’ansia e con tutti i sintomi che si porta dietro. Lasciamo che l’ansia faccia il suo corso: in questo modo potremo sperimentare il suo andamento naturale e capire che non c’è niente da temere. L’ansia cresce, raggiunge il suo apice e poi riscende in maniera naturale, da sola, senza fare nulla. Restare con l’ansia ci fa scoprire che, nonostante le sensazioni sgradevoli che potremo provare, non ci può succedere niente di terribile. Non ci sta per venire un attacco di cuore, non stiamo diventando matti, non stiamo per morire.

Rivolgerti ad un esperto è sempre una buona idea: esperimenti comportamentali, esposizione guidata agli eventi temuti, training sul respiro, esercizi di Mindfulness e di rilassamento sono alcune delle attività al centro del trattamento cognitivo-comportamentale per l’attacco di panico.
Ricorda che trattare l’attacco di panico precocemente permette di prevenire l’instaurarsi del disturbo!

Spero che questo articolo ti sia stato utile. Per qualsiasi domanda o richiesta di consulenza, sono sempre reperibile tramite la pagina Contatti.


© Giulia Pecora
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