Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo: cosa sapere e cosa fare

Ad oggi il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è presente nel 2 -3% della popolazione. Può presentarsi in età precoce durante l’infanzia, o più tardi nell’età adulta. Comunque, la massima incidenza si verifica tra i 15 e i 25 anni. Può colpire uomini e donne indistintamente, ma è stato osservato che solitamente l’età della prima comparsa del disturbo è più precoce per i maschi (tra i 6 e i 15 anni) rispetto alle femmine (tra i 20 e i 29 anni). Solitamente i primi sintomi del DOC si presentano in modo graduale e silente, rendendo la presa di consapevolezza più difficile. A volte, invece, uno specifico evento stressante può dare luogo ad una manifestazione acuta dei sintomi, rendendoli chiari sin da subito.

Cos’è il DOC

Per poter parlare di DOC, è necessario prima di tutto conoscere i due elementi caratteristici di questa condizione: le ossessioni e le compulsioni.

Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini mentali ricorrenti, vissuti come intrusivi e indesiderati, che possono emergere in qualsiasi momento e che causano ansia o disagio significativi. Le persone giudicano questi pensieri come inaccettabili e cercano, di conseguenza, di ignorarli, sopprimerli o sostituirli con altri pensieri o azioni.

Le compulsioni sono comportamenti (es., lavarsi ripetutamente le mani, riordinare) o atti mentali (es., contare, ripetere a mente parole o formule) messi in atto in risposta alla specifica ossessione, nel tentativo di ridurre la sensazione di forte disagio che questa provoca, o di prevenire le situazioni temute. Si tratta di rituali ben precisi, che seguono regole specifiche e sempre identiche. Tuttavia, questi comportamenti non sono connessi in modo realistico a ciò che si vuole prevenire e controllare, o risultano chiaramente eccessivi. Inoltre, anche quando le compulsioni riescono a portare un certo sollievo, questo è solo momentaneo: le ossessioni si ripresenteranno nuovamente.

Il DOC può essere caratterizzato dalla presenza di sole ossessioni o di sole compulsioni, ma nella maggior parte dei casi sono presenti entrambe.

Tipologie di DOC

Esistono diverse forme di DOC, a seconda del tipo di ossessioni/compulsioni presentate, anche se solitamente c’è variabilità tra i diversi sintomi. Infatti, una persona con DOC può riconoscersi in una o più tipologie o presentare forme diverse di DOC in momenti diversi della propria vita.

Le forme più comuni sono:

  • DOC da contaminazione: è proprio di chi ha pensieri insistenti su improbabili o irrealistici contagi o contaminazioni. Si prova paura o disgusto al contatto o al pensiero di entrare in contatto con sostanze ritenute infette o pericolose. Queste sostanze possono includere sangue, germi, virus, persone malate, carne cruda, oggetti sporchi, rifiuti, sudore, saponi e molte altre. Luoghi come bagni pubblici, autobus, parchi e giardini vengono accuratamente evitati perché considerati a rischio per eventuali contagi. Il contatto con le sostanze contaminanti porta ad una serie di rituali, come lavarsi ripetutamente le mani, farsi lunghe docce, pulire, disinfettare e sterilizzare vestiti, cibi e oggetti di uso comune.

 

  • DOC da controllo: è caratterizzato dal terrore di provocare danni a se stessi o agli altri, di essere responsabili di eventi catastrofici e disgrazie. Per gestire l’ansia, la persona sente di dover controllare ripetutamente le porte e le finestre di casa per sincerarsi che siano effettivamente chiuse, e così anche per la saracinesca del garage, le portiere dell’automobile, il rubinetto dell’acqua. Si assicura in modo ripetitivo di aver spento le luci e i fornelli, di non aver fatto cadere oggetti per strada, di non aver investito inavvertitamente qualcuno con la macchina  (ripercorrendo più volte la stessa strada). L’obiettivo è togliersi il dubbio di aver tralasciato qualcosa di importante e tranquillizzarsi.

 

  • DOC da ordine e simmetria: la persona ha pensieri o immagini mentali rigide su come gli oggetti dovrebbero essere disposti, ovvero in modo simmetrico e ordinato. Prova quindi forte disagio quando qualcosa viene anche solo minimamente spostato o non rientra nella sua idea di ordine. I rituali compulsivi possono riguardare anche il proprio corpo. Tutto deve essere assolutamente perfetto e simmetrico: colletto, capelli, bottoni, anelli, scarpe, make-up.

 

  • Ossessioni pure: sono presenti solo pensieri ossessivi senza rituali compulsivi. In questo caso si possono avere pensieri, o più frequentemente, impulsi e immagini mentali su comportamenti ritenuti sconvenienti, senza senso o inaccettabili. Ad esempio, aggredire o offendere qualcuno, tradire il partner, avere rapporti sessuali ritenuti sconvenienti o inaccettabili. Ciò che genera ansia è la convinzione errata che questi pensieri stiano dicendo qualcosa di vero sulla propria reale natura, o che avere questi pensieri equivalga moralmente ad aver commesso l’atto (o che ne aumenti le probabilità). Di solito, dopo il pensiero ossessivo segue una fase di ricerca interiore di rassicurazioni e di prove che disconfermino l’ossessione, un dialogo interiore incessante nel tentativo di dimostrare che quel pensiero non può essere vero.

 

  • Compulsioni mentali: sono tutti quei rituali mentali che vengono evocati per cercare di scongiurare la possibilità che si avveri un pensiero ossessivo. Quindi, contare, pregare, ripetere numeri, frasi e formule precise dopo aver avuto pensieri ritenuti inaccettabili.

 

Una nota a parte va fatta per il Disturbo da Accumulo (o Hoarding Disorder), che non rientra più tra le tipologie del DOC, ma costituisce una categoria diagnostica a parte. La persona tende ad accumulare oggetti insignificanti, senza alcun valore materiale o affettivo e senza alcuna utilità pratica. Prova difficoltà a gettare via oggetti inutili, tende ad occupare tutti gli spazi vuoti di casa, può sentire la necessità di raccogliere oggetti dalla strada e si sente fortemente turbata quando i familiari le chiedono di buttare via qualcosa.

Le origini del DOC

Attualmente non si può parlare di vere e proprie “cause” del DOC, piuttosto si può dire che esistono diversi fattori che concorrono a determinare la maggiore o minore vulnerabilità individuale a sviluppare questo disturbo.

Tra i fattori di tipo psicologico troviamo:

  • Eccessivo senso di responsabilità: si riferisce alla tendenza ad amplificare esponenzialmente l’importanza del proprio contributo, anche se minimo, nella determinazione di circostanze avverse;
  • Sovra-importanza del pensiero: nella persona con DOC, avere un pensiero su eventi negativi significa che in fondo si desidera che quell’evento si verifichi veramente. “Quel pensiero sta dicendo qualcosa di me”, quindi io mi fondo con il mio stesso pensiero. “Se lo penso vuol dire che lo voglio/lo farò/io sono così”;
  • Interpretazione errata del mancato controllo dei propri pensieri: controllare i propri pensieri è impossibile, se non controproducente. La persona con DOC, non solo interpreta in modo errato i propri pensieri intrusivi (le ossessioni) come rivelatori di verità nascoste, ma attribuisce un significato negativo anche alla sua incapacità (del tutto naturale) di controllare questi pensieri;
  • Intolleranza dell’ansia: la persona non tollera i sintomi tipici dell’ansia e li interpreta erroneamente come un segnale di imminente perdita di controllo.
  • Tendenza al perfezionismo: un tratto di personalità che induce a ricercare rigidamente il massimo della prestazione possibile e ad essere sempre impeccabili.

Oltre ai fattori psicologici, anche quelli biologici sembrano contribuire all’insorgenza del disturbo: in particolare, la predisposizione genetica e alcune alterazioni nella chimica (bassi livelli di serotonina) e nella funzionalità di alcune aree cerebrali (lobi orbito-frontali, gangli della base e nucleo caudato) . Infine, circostanze di vita stressanti, la presenza di eventi traumatici, la storia familiare e l’apprendimento sociale possono giocare un ruolo importante.

Il trattamento del DOC

E’ ormai comprovato scientificamente che la Psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta l’intervento psicologico d’elezione per il trattamento del DOC, in modo esclusivo o combinato con la terapia farmacologica.

Tra le tecniche utilizzate nel trattamento psicologico, l’Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP) acquista particolare rilievo. Consiste nell’esporre la persona alla situazione ansiogena (es., toccare qualcosa di sporco) in modo graduale, mentre vengono eliminati, ridotti o ritardati i soliti rituali compulsivi successivi all’ossessione. Con questa tecnica la persona impara ad affrontare la situazione temuta senza rituali e in modo graduale, permettendo all’ansia di fare il suo corso (dopo aver raggiunto un picco, l’ansia scende naturalmente e torna ai suoi livelli di base). Il lavoro collaborativo paziente-terapeuta di programmazione, attuazione e monitoraggio dell’esposizione è fondamentale.

Il lavoro sul DOC non è solo di tipo comportamentale ma anche di tipo cognitivo. Si cerca, insieme al paziente, di andare a modificare gli stili di pensiero disfunzionali che mantengono il disturbo. Si lavora quindi sulle distorsioni cognitive su cui si basa il DOC, come l’eccessivo senso di responsabilità, la sovra-importanza del pensiero e l’attribuzione errata di significato al mancato controllo dei propri pensieri.

La pratica clinica può essere arricchita anche da interventi cognitivo-comportamentali “di terza generazione”, come l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) ed altri interventi Mindfulnessbased.

Per chiedermi un consulto o ulteriori informazioni, visita la pagina Contatti.

 

Bibliografia:

– Abramowitz, J., S. Taylor, & D. McKay (2009). Obsessive-compulsive disorder. Lancet, 374, 491-499.

– American Psychiatric Association (APA) (2013). DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.

– Melli, G. (2018). Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Trento: Centro Studi Erickson.

 

 


© Giulia Pecora
Cookie policy Privacy Policy
Il sito contiene alcune immagini tratte dalla rete. Se ne sei l'autore e desideri rimuoverle, non esitare a segnalarcelo indicandoci la collocazione.